Alessandro Mannarino “V”

Arriva “V”, attesissimo disco del cantante romano Alessandro Mannarino; pubblicato tramite l’etichetta Universal.

Foto a cura di: Ilaria Magliocchetti Lombi

Il disco è Anticipato dai singoli “Africa” e “Cantaré” . Nuovo progetto per l’ambizioso cantante: ha preso forma tra New York, Los Angeles, Città del Messico, Rio de Janeiro, Amazzonia ed Italia. Un disco che è un invito ad attingere alla saggezza degli esseri umani e lo fa parlando le lingue del mondo, incorporando i suoni della foresta e le  voci registrate degli indigeni dell’Amazzonia.

Il cantante afferma:

“Oggi le donne sono modello di cambiamento in tutto il mondo. Ovunque stanno facendo una battaglia con una visceralità emotiva che l’uomo si è perso”.

Un disco prevalentemente folk, con diversi sound tribali, ritmiche ossessive, si potrebbe definire sciamanico nel suo genere. Composto da ben 13 tracce, l’album si apre con “Africa”:una canzone dai sapori orientali leggermente pop, il sussurro tipico di Mannarino caratterizza i suoi pezzi come un marchio di fabbrica, gli echi in sottofondo ci rimandano alla savana africana.

“Congo” unisce un sound tribale alternato ad alcuni accordi di chitarra, una favola moderna narrata dalla voce dell’artista come un racconto rap, per esplodere nel finale con l’inserimento di diversi elementi musicali, che completano il brano rendendolo ricco nella sua complessità.

“Cantaré” è un mix tra un cantato italiano ed uno spagnolo, il brano è una denuncia alle guerre e alle ingiustizie dalle quali il mondo è afflitto, sound misto tra un tipico brano dalle melodie latineggianti e un up tempo… Il pezzo è molto orecchiabile, ti resta in testa.

“Fiume Nero” è una dichiarazione d’amore “alternativa”, non la classica canzoncina smielata e dalle melodie scontate…Qui il sound è cupo, i tamburi la fanno da padroni nella traccia, il sussurro del cantante è quasi impercettibile, come se non volesse farsi sentire. Il ritornello è in heavy rotation, ci fa intendere quanto questo artista sia fuori dagli schemi, senza dubbio da quelli ripetitivi e scontati della musica italiana.

“Agua” è un viaggio onirico in Amazzonia… Il ritornello totalmente in spagnolo, le strofe in italiano…Chiudendo gli occhi veniamo trasportati in Amazzonia, con questo pezzo che ci offre un scorcio in musica della cultura del posto.

Come per il brano precedente, anche “Amazònica” ha un richiamo alla musica tribale, nonostante risulti  una sorta di intro vista la durata di 1 minuto e 18 secondi.. Sentiamo solo delle voci femminili cantare in spagnolo che vengono accompagnate da un suono leggero in sottofondo.

Alessandro Mannarino
Foto a cura di: Ilaria Magliocchetti Lombi

“Banca De New York” è un esperimento musicale: una canzone che ha uno stile che richiama il jazz, il testo è cantato in romano, c’è una ripetitività nella melodia, sicuramente voluta, ma sembra non arrivare mai ad un exploit che ci si aspetta.

“Vagabunda” si presenta come un pezzo elettronico, in cui vengono inseriti tamburi e suoni registrati direttamente nelle foreste africane; anche qui abbiamo il ritornello in spagnolo cantato da una voce femminile e le strofe interpretate in italiano dal cantante. Si può dire: “carino!”. Nient’altro.

“Ballabylonia” è il tipico pezzo da ballare, quello che ti fa scatenare il venerdì sera in spiaggia con gli amici, ti mette una carica nelle vene non indifferente. Durata della traccia esigua, ma glielo si perdona per il tripudio di suoni ritmici e martellanti che vengono proposti.

“Bandida” è un brano in spagnolo che richiama le canzoni che vengono cantate dalle tribù africane, in cui la connessione tra uomo e natura diventa un elemento primordiale. Belli gli elementi inseriti, che vanno dai tamburi a diversi suoni a percussione, grande grinta nel pezzo, Mannarino si “nasconde” tra le voci che popolano il brano.

“Lei” è meno ritmato rispetto a  tutte le altre tracce; una musica pop con contaminazioni elettroniche, anche qui il cantante narra una storia, come se stesse leggendo un racconto, che parla di una donna in fuga. Qualcosa di diverso, per spezzare quasi la monotonia del sound di questo album.

Luna” è una traccia caratterizzata da voce e chitarra, ennesima dichiarazione d’amore verso qualcuno, stavolta rimarcando i canoni “classici” della musica, senza mai cadere nel banale. La voce è calda, sicura, sussurrata; il testo è semplice senza virtuosismi o forzature nelle frasi.

Foto a cura di Ilaria Magliocchetti Lombi

L’album si conclude con “Paura”, un brano acustico di estrema semplicità che parla di lanciarsi nella vita in qualunque situazione, perché non bisogna “avere paura alcuna…”. Il ritmo risulta gradevole e l’esecuzione è precisa ed in linea con lo stile del cantante, un brano rilassante e pieno di emotività.

Questo quinto lavoro di Mannarino è una dedica spudorata alla cultura e ai suoni indigeni, alla riscoperta della semplicità, della natura, della riconnessione con il proprio io, quello primordiale. Un lavoro carico di genialità che, per chi di suoni se ne intende, non può rimanere inosservato.

A cura di: Marco Gruttaglia

Correzione di: Valentina La Viola