Baby K: Donna Sulla Luna | Recensione Music Voltage

“L’importante è camminare, correre e macinare,finchè un giorno ti ritrovi nello spazio. Tra stelle sconosciute dove non c’è chiasso, non ci sono chiacchiere, nello spazio non c’è nemmeno il vento, allora ti ritrovi sola con il tuo coraggio,  e con il rimbombare dei tuoi battiti,dove può arrivare una donna se punta alle stelle? Sulla luna!”

Intro dell’album

Yo, Baby K!

Frasi ad effetto e grandi premesse si fanno all’interno di questa intro, dove la nostra regina dell’estate esprime il desiderio e il bisogno di evadere, cambiare,raggiungere nuovi orizzonti e superare limiti. “Spaziare” appunto e mai fermarsi, il tutto adornato da rumori di sottofondo all’inizio caotici e poi sempre più silenziosi. Non si è risparmiata nemmeno la parentesi sul “Cambio di rotta”, e lei, di cambio rotta ne ha già fatta qualcuna: passando da arrabbiata rapper, a regina dei singoli estivi. Non è certamente un modo originale di cominciare un album, ma si fa apprezzare: mette subito in chiaro quali sono le intenzioni per il disco, e il testo non è niente male.

Bisogna vedere se manterrà le promesse fatte …

Baby K

Quindi, procediamo verso la prima destinazione: Mohicani, il nuovo singolo con i Boomdabash. Mezzo elettro, mezzo reggae, un suono tropicale e un testo confuso racconta di un flirt estivo e voglia di divertirsi nella nuova estate. Ballabile, certo, ma non abbastanza da rimanerti in testa. Si prevedono riproduzioni a raffica in spiaggia. Peccato per il ritornello, poco incalzante, meglio le strofe.

Passiamo adesso a Pa ti, brano in collaborazione con Omar Montes. Il sound richiama sempre ai tormentoni sudamericani, con questo ritmo pop – reggae e la chitarra in primo piano. In questa traccia, la vocalità di Baby K è molto gradevole – a differenza del brano precedente che era pieno zeppo di autotune. Il punto davvero basso, è proprio l’artista che collabora, che ha una voce così distorta da creare fastidio.

Ed eccole, entrano in scena, con un mezzo stacchetto da agenti segreti, Baby K e Chiara Ferragni – che di cantato ha dato ben poco ed ha pure usato l’autotune. Una canzone che non ha bisogno di grandi presentazioni dato l’enorme successo ottenuto l’anno scorso. Il ritmo è piacevole, ci sarebbe voluto un beat più incisivo, ma alla fine si fa apprezzare per quello che è, una canzone leggera, fresca ed estiva.

Ma il tasto dolente comincia ad arrivare con Cuando Te Vi: autotune al massimo, e un cantato che si affaccia quasi al trap più spicciolo. Un testo discutibile si fa strada per tutto il pezzo. E’ un peccato se si pensa che il brano, con una lavorazione migliore, sarebbe uscito anche carino, la nostra Claudia non ha bisogno di tutto quel missaggio vocale per cantare note così semplici!

Un interlude stile vocale su whatsapp apre il sipario a Playa. Non ci distacchiamo molto dai brani precedenti, ma si fa un bel lavoro per quello che si vuole ottenere: una traccia fresca, energica, estiva. Una produzione buona e un missaggio ben fatto. Non stupisce il successo che ha avuto, è difficile rimanere fermi ascoltando questa traccia! Ci stanno molto bene anche i vocals che vengono ben evidenziati e curati.

Risparmiando i messaggi vocali – non richiesti e non voluti dato che sono di un cringe assurdo – ci facciamo strada in una traccia che diventa il punto più basso dell’album. Beat semi-orientalizzanti, in collaborazione con Boro Boro e Samurai Jay, fa di Dinero la traccia più orrida ascoltata finora. E’ un disastro su tutti i fronti. Un pop – trap agrodolce che, come unico risvolto positivo, ha che per una volta il testo è cambiato e si parla di qualcosa che non sia sole, mare, amore.

Nonostante la voce molto processata, Buenos Aires funziona: si sposa bene con la voce della hitmaker, un ritmo caldo e avvolgente capitanato da tastiera – sintetizzata– e da chitarra. Si cambia anche ambientazione, dalle spiagge siamo arrivati in piena Milano. Il sound si quieta un po’, diventando più intimo e avvolgente.

Una piacevole scoperta è invece Luna! Un pezzo che suona come un tango moderno, con Baby K che cavalca la melodia e si trova perfettamente a suo agio con essa. Una trombetta squisita arriva poi a metà traccia ad accompagnare un atmosfera che ci porta nei locali più caldi di Caracas – o di Milano, che viene citata in tutto il pezzo – Un brano morbido e piacevole da ascoltare. Sicuramente il passo più riuscito del progetto.

In questa parte del disco, la cantante sta tirando fuori il meglio di se, con beat che si adattano perfettamente alla sua voce, e creando atmosfere calde e travolgenti, persino qui, a Me Gusta in collaborazione con Tedua, che a differenza delle altre collaborazioni, sposa bene la voce della cantante e risulta anche lui una piacevole scoperta. Lodevole la produzione.

Il ritmo diventa più veloce e prorompente in Rosso Amarena, collaborazione con Gigi D’Alessio, quale impronta è percettibile sin dall’inizio. E’ un pezzo piacevole anche questo, si muove su uno stile moderno ed enfatizza il ritornello. Non spicca per l’originalità, ma non è richiesto dato che la traccia si fa ascoltare tranquillamente.

Giaime ci anticipa la traccia Mia con un altro vocale. Beh, almeno lui in questi pochi secondi ha mostrato giusta gratitudine e una umiltà non indifferente, ma ora sentiamo la traccia. Il beat continua sulla scia dei precedenti, ma è meno efficace, almeno sulle strofe. Pompa bene il ritornello invece. Non è male neanche l’artista ospitante, che nonostante l’autotune sproporzionato ha una buona impostazione.

Maglietta e Jeans funziona bene, si muove sul beat tipico di Baby K. Tanta – ma TANTA – produzione, è una traccia talmente sentita e risentita  anche all’interno dello stesso progetto, da non lasciare praticamente nulla allo spettatore. Classica traccia filler.

Tornado sembra un “Rosso Amarena” 2.0 con un pizzico di “Non mi basta più”. Il ritmo è incalzante, ottimo pezzo per un ballo di gruppo, ma lo schema inizia a diventare sin troppo ripetitivo. Nemmeno Claudia sembra essere molto presa dalla canzone, il suo cantato sembra quasi annoiato.

Lo Skit di Enzo Dong, col suo accento napoletano stretto è estremamente divertemente, e l’artista è anche bravo! Trascinando bene il prossimo remix di Buenos Aires. Un remix non scontato come i soliti, ma valorizza la traccia anche con suoni e percussioni nuove. Un ottimo modo per chiudere l’album, con una traccia energica all’inverosimile, che spinge l’ascoltatore ad un ultimo ballo. Nel brano compare anche Lele Blade.

In conclusione: il disco ha alti e bassi, ma è tipico di qualsiasi progetto musicale. Il lato peggiore però è che Baby K non ha mantenuto le promesse fatte. Non c’è spazialità, non c’è voglia di cambiare, non c’è voglia di prendere sfide al volo e creare qualcosa di nuovo. Il disco si presenta come un progetto da ballare sulle spiagge, e l’unico obiettivo è solo questo: far ballare, perché i testi non spiccano, non c’è un vero e proprio cambio d’aria nell’album. Gli spunti c’erano ed erano evidenti: Parlare di crescita, parlare di femminismo, del proprio potere interiore … ma invece si preferisce mantenere uno stile che farà piacere ai fan – nemmeno storici- e alle radio.

Un vero peccato, perché Baby K ha le sue potenzialità e nell’album risuonano anche, ma preferisce rimanere nella sua comfort zone, fatta di collaborazioni pressoché azzardate che a volte, stridono con la traccia stessa.

Gabriele Romano

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