Björk: Fossora | Recensione

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Ritorna la cantante più eclettica del mondo, dalla lontana Islanda: Bjork. Unica, eccentrica, criptica e potremmo stare qui a scrivere su di lei per ore, tanto qualunque termine risulterebbe riduttivo. Il suo nuovo album si intitola “Fossora”, e questa è la nostra recensione.


Il titolo dell’album è la versione latina della parola “scavatore”, ed è per lo più dedicato alla madre dell’artista, venuta a mancare nel 2018.
Composto durante il lockdown, quando l’artista ritorna nella sua terra d’origine, dopo molti anni di assenza. L’album vede la partecipazione del cantante Serpentwithfeet, dei due figli della cantante, Sindri e Isadora, e del sestetto di clarinetto Murmuri.
La copertina ha un sfondo scuro; vediamo al centro la cantante e tutto intorno delle figure che sembrano rappresentare i doni della terra, tanti funghi, strani e contorti, che la circondano.
In un’ intervista Bjork afferma:


“L’album è iniziato come molto concettuale, tipo: ‘Questo è l’album del clarinetto!’ Poi a metà mi sono detta ‘Fanculo'”. Ed è diventato un ‘album islandese’: spesso disinibito e instabile, ma anche immerso nelle tradizioni corali e folk del paese. Il fungo in copertina è qualcosa che vive sottoterra, ma non le radici degli alberi. Un album delle radici degli alberi sarebbe piuttosto severo e stoico, ma i funghi sono psichedelici e spuntano ovunque.”


Insomma, un mondo sommerso, che aspetta di essere scoperto, racchiuso in 13 tracce e anticipato dai singoli Atopos, Ovule, Ancestress e Fossora.
Iniziamo.


La prima track è Atopos, una musica incalzante, martellante, alquanto ‘ disturbante. Molto scenografica nella sua esecuzione, possiamo quasi toccare la musica, o vederla davanti ai nostri occhi, per poterla afferrare.
La stessa emozione la ritroviamo in Ovule, i toni si placano un minimo, ma resta sempre alto l’interesse. In questa traccia avvertiamo paura, incomprensione. Trasformarle in musica? Fatto!


Sorrowful Soil è un brano dedicato alla madre, molto nostalgico e costruito solo sulla voce dell’artista e un coro in sottofondo. Non c’è musica, nemmeno una nota. Commovente e coinvolgente, esprime tutto il dolore per una perdita.
Anche il brano successivo, Ancestress, ha come tematica centrale la morte della madre, ma qui il tutto viene trattato in maniera diversa. Qui abbiamo una “celebrazione” di un evento, una rassegnazione ad un evento che non può essere modificato, solo accettato. C’è qualcosa di onirico in questo pezzo, sentiamo le campane tibetane in lontananza. Che bella sensazione.


Victimhood strizza l’occhio a vecchie composizioni dell’artista, nonostante qui ci sia un evoluzione nel suono; horrorifico, questo pezzo ci schiaccia completamente, nella sua atmosfera cupa. Siamo terrorizzati, ma in senso positivo.
Allow è un pezzo alleggerito dai flauti che risuonano liberi nell’etere. Echi, sospiri e tintinnii, ci sentiamo circondati da delle piccole note che ci spingono verso un mondo nascosto, ci immaginiamo in una foresta circondati da fate e folletti, increduli ma affascinati da questo strano processo creativo.
Fungal City è la conseguenza del pezzo precedente. La scoperta, tutto adesso è chiaro ed evidente ai nostri occhi! Tutto quello che conosciamo non esiste più, e i violini in sottofondo rimarcano questo concetto. Ma come fa una melodia a trasmetterci tutto questo? Ebbene si, Bjork è la regina delle sensazioni, possiamo ammetterlo senza remore.


Freefall ci ributta nell’oscurità. La corsa alla scoperta di qualcosa è adesso solo buio, disperazione, angoscia. Una caduta nell’oscurità dell’animo umano, una voce graffiante, il violino ancora protagonista e un pizzico di mistery a metà track. Una delle tracce più controverse dell’intera opera.
Fossora è un pezzo moderno/teatrale, pieno di cambi di genere e in continua evoluzione stilistica.
Il ritornello è il punto focale del brano, nonostante la parte finale del brano diventi psichedelica. Un trio mostruoso!


Her Mother’s House è una rilassante chiusura di album, il posto sicuro dove ripararsi dalle intemperie della vita. La casa è , da sempre, il luogo della protezione. Nessuna patina, nessun fronzolo, niente. Solo sicurezza e stabilità, ed è così che l’artista descrive questo pezzo. All’interno possono albergare paure o tribolazioni, come un grosso contenitore di emozioni, ma la protezione è data dal fatto che la vita stessa è un grosso contenitore, di cose positive e avversità.


Bjork è un artista completa, pronta a stupire con ogni “creatura” che partorisce dalla sua mente geniale. Il suo genio, ahimè, non è compreso da tutti, come ogni grande artista.
Un album così ti resta dentro, mette radici e cresce a tua insaputa. Come cresce la voglia di riascoltarlo ancora e ancora.
Ci ha scavato dentro.

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Marco Gruttaglia

Correzione di Valentina La Viola