Un suono e un timbro che ormai sono suo marchio di fabbrica , uno stile e una poetica determinati da una grinta introvabile si riscontrano in “Radical Optimism” , il nuovo album di Dua Lipa di cui trovate a seguito la recensione.
Radical Optimism arriva 4 anni dopo “Future Nostalgia” , disco che ha consacrato Dua Lipa tra le stelle del pop internazionale. La sua formula, bene o male, resta la stessa vincente della cantante di “Physical” : un beat pop che ben si mischia con il funky e l’elettronica, una produzione dettata da maestri del settore (Max Martin, Kevin Parker e Danny L. Harle) , brani che parlano d’amore, un amore difficile, tormentato, il più delle volte sull’orlo della chiusura, infelice e malsano MA, sempre accompagnato da upbeats e movimenti dance, come a vedere sempre il lato positivo e migliore della vita.
Si perché alla fine il concetto di questo “Radical Optimism” è proprio questo. Non lasciarsi andare allo struggimento e la ossessione, ma cercare del buono, traendone la giusta grinta per andare avanti e sperare sempre per il meglio.

Dua Lipa per questa era si tinge i capelli di rosso mogano, assume un corpo di ballo di tutto rispetto,e canta le sue undici nuove canzoni quasi ironizzandole e facendone la sua forza.
Ma come suona “Radical Optimism”? Sicuramente molto più che semplicemente bene. E’ un vortice in ascesa, un disco moderno ma assolutamente non banale ma anzi, elegante e di classe anche (e soprattutto) nei singoli estratti che trainano avanti il carro: “Houdini” e “Training Seasion” .
Impeccabile, ricco di vita e curato nei minimi dettagli, con una poesia sincera e di facile intuizione per qualsiasi ascoltatore ma pulita e curata anche per la più cinica critica.
Certo, è anche vero che non c’è uno stacco netto tra quello che era” Future Nostalgia” e il presente. Dua Lipa è rimasta sin troppo fedele a se stessa e al suo stile. Non c’è azzardo, non c’è una voglia di esplorare nuovi orizzonti, quanto una voglia immane di stendere bene i propri, ecco perché chi ha amato i precedenti dischi della cantante kosovara, naturalizzata britannica, amerà “Radical Optimism”, forse ancora di più.
Anche perché la vera grande differenza tra questo disco e il precedente (al primo ascolto almeno) è che in questo si cerca una musicalità più vintage, meno elaborata, spingendo ancor di più verso quelle sonorità anni 80, tipiche della musica funky e disco, di cui oggi abbiamo sete e di cui non possiamo fare a meno.
Quindi Dua Lipa non ha fatto né di più né di meno che darci ciò di cui avevamo bisogno, e lo ha fatto con una maestria e una bravura degna del suo titolo. Non ci è dato sapere se “Radical Optimism” sopravvivrà alla sfida del tempo, ma le carte finora sono state giocate bene, e credo che questo album invecchierà come il vino, a differenza degli ultimi lavori di alcune sue colleghe che appena usciti risultano già dimenticabili.
Gabriele Romano