Halsey: “If I Can’t Have Love, I Want Power” | Recensione Music Voltage

Halsey è finalmente ritornata con il suo quarto lavoro discografico dal titolo “If I Can’t Have Love, I Want Power”, distribuito da Capitol Records. Composto da 13 tracce ed anticipato dal singolo “I Am Not A Woman, I’m A God”, il disco è prodotto da Trent Reznor e Atticus Ross, entrambi membri dei Nine Inch Nails, e vede come ospiti Lindsey Buckingham, Dave Grohl e Pino Palladino;inoltre ,proprio oggi è stato distribuito in tutti i cinema IMAX, il film dal titolo omonimo che supporta l’album, un mix tra fantasy, misticismo e maternità (la cantante è diventata madre a luglio del suo primo figlio).


In merito all’album e alla sua vita privata, dice:


“Avevo la sensazione di dovermi togliere un peso dal petto, di dover buttare fuori tutto quello che non sarei
più riuscita a buttare fuori una volta diventata madre… tutte quelle espressioni di colpevolezza o
insicurezza, la convinzione di non poter essere amato o il racconto di storie sessualmente promiscue e di
autosabotaggio: era come se dovessi vuotare il mio sacco, e va bene così. Oggi, sono responsabile per un
altro essere umano. Scrivere questo album è stata la cosa più facile del mondo. Credevo che sarebbe stato
un disco politico, pieno di rabbia, punk. Invece, mi sono ritrovata per le mani arcobaleni elettronici e
farfalle, suoni sintetici. Ero incinta, mangiavo verdure e mi concedevo di dormire. Mi stavo prendendo cura
di me e la risultante del processo è stata questa. Ho ventisei anni, una carriera ben avviata. Sono
finanziariamente indipendente. Era il momento giusto. Eppure, la gente mi guardava come fossi una teen
mom. “Oh mio dio, sei così giovane, hai ancora tanto da fare e non sei neppure sposata; ad un certo punto,
ho mandato tutti al diavolo, perché l’altra faccia della medaglia è la donna che poi viene criticata troppo
perché dedita alla carriera. ‘Morirà sola’, si dice.”


La prima traccia che apre l’album si intitola: The Tradition, una ballad delicata ma piena di enfasi, accompagnata da un pianoforte che suona “misterioso”, incalzato dalla voce perfetta della cantante che
rimarca di “prendere tutto quello che vuoi, prendere tutto quello di cui hai bisogno”.

Halsey


Bells in Santa Fe è una canzone pop con una base molto semplice, c’è una sorta di ripetitività, voluta o
non, ti fa pensare che questo pezzo non è davvero così male, ma passando alla traccia Easier Than
Lying
si entra in un’altra dimensione : un pezzo rock, pazzo, atmosfere cupe, la voce urlata nel ritornello!
Qualunque stile musicale, affiancato a questa coraggiosa artista, le si cuce addosso in maniera perfetta.


Lilith è un pezzo con base RnB , in cui viene sviscerato un amore “malato”, nei confronti di una persona che pare ti porti verso la strada giusta, ma in realtà è solo l’ennesimo buco nell’acqua sul tuo cammino sentimentale.

Girl Is A Gun è un piccolo punto morto dell’album, il sound molto carino ma, in tutta franchezza,” skippare” al prossimo brano non è un cattiva idea.


E proprio il brano successivo ,dal titolo You Asked For This, ci fa ripiombare , ancora una volta, in un sound rock potente e grezzo, un brano che ti fa venir voglia di definire la cantante un’autentica rock star! La
brutalità del testo, in cui la cantante “chiede tutto quello che ha chiesto”, ci fa intuire, senza troppi giri di
parole ,chi tiene le redini del gioco.


Darling è una dolce dichiarazione d’amore: una chitarra acustica e una voce quasi sussurrata ci trasportano in una ninna nanna fatta di leggerezza e pace, un viaggio dove non c’è una destinazione, ma l’obiettivo è perdersi nella fantasia.


1121 è una canzone elettronica, tema il breakup tra due persone, il momento in cui una storia volge al
capolinea ,ma c’è ancora da una parte dei diretti interessati uno spiraglio di luce per cercare di mettere le
cose apposto, per non “morire d’amore”.


Honey è la tipica traccia pop punk ,che allude alla dolcezza di un momento o di un intera esperienza con
un’altra persona paragonandola al miele; un pezzo fresco e dall’ascolto diretto, mentre Whispers
cambia ancora una volta il registro stilistico dell’album: drum n’ bass come se piovesse, parti del pezzo sono
letteralmente “sospirate” ed una frase risuona per la quasi totalità della canzone: “You Do Not Want This!”.

Pezzo iconico, come intuibile pure dal titolo, è I Am Not A Woman, I’m A God, pezzo elettronico distorto in cui Halsey appare sicura di se stessa e pronta ad affrontare quello che la vita le riserverà, senza perdere quel pizzico di sensazionalismo eccentrico che da sempre caratterizza la forte personalità di questa donna!


The Lighthouse ci riporta ad atmosfere cupe e rock, un po’ alternative e un po’ industrial, il pezzo ha un andamento moderato, la batteria batte forte ,sembra sovrastare le chitarre,tuttavia l’equilibrio che si crea, risulta ben misurato e adatto al concept dell’intera opera.


Chiudiamo con il pezzo Ya’aburnee, una canzone semplice ,con un basso in sottofondo ,che nonostante la voce colorita di Halsey, non lascia molto a chi sta ascoltando… Andava scelta forse un’altra traccia per chiudere l’album, ecco perché si resta con l’amaro in bocca.

Halsey 2

Bello, diretto, accattivante: sono solo alcuni degli aggettivi che possono descrivere questo nuovo album,
probabilmente il più maturo della carriera della nostra artista americana.

Una cover mozzafiato : la vediamo ritratta su di un trono con un seno di fuori ed in braccio un bambino, chiaro riferimento alla Vergine Maria e Gesù.

Non rimarrete delusi da quello che potrebbe essere l’album più interessante di tutto il 2021, un progetto maestoso che si appresta a rimanere in cima alle classifiche dei nostri “cuori” e che, perché no, ci esorta ad essere un più iconici!

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Recensione di Marco Gruttaglia

Correzione a cura di Valentina La Viola