È Attesissimo il ritorno dei Muse, band britannica che rilascia il nono album in studio: “Will Of The People”, edito da Warner Records, la recensione.
Un album che arriva dopo 4 anni dal precedente lavoro, registrato tra Londra e Los Angeles, che è stato auto prodotto dalla band e l’ha definito all’unisono: “un greatest hits di nuove canzoni”.
Uno stile che spazia dal glam rock, all’industrial, all’elettronico, un mix di tutto quello che in precedenza la band ci ha regalato in ben 23 anni di attività musicale, e il leader Matt Bellamy dice:
“I testi sono stati ispirati dalla “crescente incertezza e instabilità nel mondo, poiché l’impero occidentale e il mondo naturale, che ci hanno cullato per così tanto tempo, sono veramente minacciati”. Quest’album è una navigazione personale attraverso quelle paure.”
La band ha iniziato a rilasciare singoli per questo progetto da gennaio, quando uscì Won’t Stand Down, seguito da Compliance, la title track Will Of The People, Kill Or Be Killed fino ad arrivare a You Make Me Like It’s Halloween, uscita proprio il giorno della pubblicazione dell’album.
Dieci pezzi compongono questa opera musicale che andiamo subito ad analizzare, partendo proprio dal pezzo che rappresenta tutto l’album: Will Of The People.
Un pezzo rock che spazia dal glam al progressive, e che richiama The Beautiful People del reverendo Marilyn Manson oltre a Summertime Blues di Eddie Cochran. Un ritornello che ripete “the will of the people” quasi in maniera ossessiva, e che quindi, vuoi o non vuoi ti entra in testa.
Un inizio stratosferico, un colpo allo stomaco per questo potente brano che scuote le nostre esistenze senza reticenza.
Compliance è un pezzo elettronico/rock, a cui difficilmente si può resistere. Richiama un altro pezzo del 2009 della band, Uprising, ed affronta tematiche come l’oppressione della gente, la voglia di ribellarsi ad un “oppressore” che sta li pronto a comandare il tuo avvenire. Che sia un chiaro riferimento alla situazione difficile che viviamo da 2 anni a causa della pandemia, o ai conflitti politici ed economici che ci sono attualmente? La band si è sempre battuta per queste tematiche, siamo sicuri che un riferimento ci sia. Comunque rimane uno dei pezzi più belli del disco, lo adoriamo.
Liberation inizia con un piano molto delicato, contornato dalla voce di Bellamy, sempre impeccabile. Poi esplode, ha molta teatralità, ricorda vagamente lo stile dei Queen. Ha questi alti/bassi che ci danno una botta forte e decisa, meravigliosamente squisita ed impeccabile.
Won’t Stand Down è un pezzo hard rock e con qualche venatura metal. Sembra quasi che un pezzo così la band non lo abbia mai fatto, un suono duro con molte chitarre distorte. Una canzone che tratta la tematica del bullismo, perché i bulli sono sempre in agguato:
“sono al parco giochi o a lavoro o ovunque”, come dice i leader del gruppo. Servizievoli si, ma al servizio di nessuno, insomma.
Ghosts (How Can I Move On) è un’altra ballad tutta piano&voce, delicata ma non scontata, morbida e senza contaminazioni di altre strumentazioni. E’ un incontro intimo con Bellamy, attraverso la sua voce e quei brividini lungo la schiena che non tutti possono provocarci. Ma lui si.
You Make Me Feel Like It’s Halloween ha un inizio spettrale, con un sound elettronico molto ben definito. Quest’aria “gotica” ci accompagna per tutto il pezzo, con una chitarra che esplode in tutto il suo sensazionalismo a metà canzone. Bello l’organo in sottofondo, sentiamo proprio le atmosfere di Halloween.
Kill Or Be Killed rimarca il suono di chitarre prepotenti e metal di Won’t Stand Down. Questo brano era stato concepito per essere inserito in Drones, album della band uscito nel 2015, e potremmo definirlo una shackerata di metal/industrial, con delle chitarre indemoniate.
Potente e prepotente.
Verona è un brano che cresce ma cuocendo a fuoco lento. Inizia come una ballad nuda e cruda, ma dopo oltre metà brano esplode, diventando un pezzo elettronico con qualche rockeggiante inframezzo; storia diversa per Euphoria, che ci fa subito capire dove vuole arrivare.Schitarrate, batteria, i falsetti di Matt, le distorsioni tipiche della band. Che gran pezzo! Si può solo fare un inchino di fronte a tanta maestria, a mani basse e con umiltà.
We Are Fucking Fucked ha un titolo che è meglio non tradurre, ma potremmo definirlo abbastanza esplicito. Sembra un sequel del pezzo che lo procede, avendo lo stesso stile. Anche qui esce tutta la teatralità che può essere espressa in musica, la voce distorta crea molto più mistero, e l’appeal al pezzo diventa intimo e sinistro, per assurdo. La perfezione.
Questo album è un bomba! Rabbia, esasperazione, confusione, teatralità sono solo alcune delle caratteristiche che ritroverete all’interno di questo nuovo progetto, contornate da professionalità, stile e tecnica impeccabile.
I Muse restano una delle band più interessanti e valevoli della scena musicale, senza eguali e senza essere minimamente paragonabili a nessun gruppo. Loro sono unici nella loro rarità ed unicità.
Marco Gruttaglia
Correzione di Valentina La Viola
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