Brendon Urie torna con il suo progetto: Panic! At The Disco. Il settimo album in studio si intitola: “Viva Las Vengeance”, edito da Warner Records. La recensione
E’ il terzo album rilasciato con questo nome, in quanto il trio musicale si è sciolto, e il buon Brendon ha deciso di continuare il progetto da solo, regalandoci delle canzoni davvero interessanti. Tra i produttori, l’immenso Butch Walker, che in passato ha lavorato con star del calibro di Avril Lavigne, P!nk, Green Day e Katy Perry.
In merito al disco il cantante dice:
“Uno sguardo indietro a chi ero 17 anni fa e chi sono ora, con l’affetto che non avevo prima. Non mi rendevo conto che stavo facendo un album e che c’era qualcosa nel registratore che mi faceva essere onesto. E’ un viaggio musicale cinematografico sulla linea sottile tra approfittare della tua giovinezza, cogliere l’attimo ed estinguersi.”
Composto da 12 canzoni ed anticipato dalla title track Viva Las Vengeance, Middle Of A Breakup, Local God, Don’t Let The Light Go Out e Sad Clown.
Ma partiamo proprio dal primo singolo che da il titolo all’album: un pezzo che ha un gusto nostalgico, con dei begli acuti che ti colpiscono subito. Uno stile pop/rock molto gradito, movimentato al punto giusto, con un pianoforte che contorna il pezzo rendendolo stuzzicante e classico.
Middle Of A Breakup ha lo stesso stile del pezzo precedente, con la differenza che qui sentiamo dei violini in sottofondo che addolciscono il pezzo, che già dal titolo capiamo non parli di sole, cuore e amore…ah, il cuore infranto! Chi non lo ha mai avuto…
Don’t Let The Light Go Out inizia quasi in sordina. E’ una classica ballad fatta di chitarra e risentimento, di quelle che si ascoltano a letto, in lacrime, quando non si ha voglia di vivere…troppa enfasi? Capirete quando la sentirete. Tenetela d’occhio.
Local God ha un beat anni ’60, il pezzo sembra non fermarsi mai, si gusta tutto d’un pezzo; Star Spangled Banger ti mette un’allegria assurda! Il pezzo perfetto da cantare e pogare in concerto.
God Killed Rock And Roll rallenta i toni, o almeno ci illude di questo. Molta calma apparente, fino a metà brano, poi si parte belli potenti. Un ritmo che ci ricorda il twist, muoviamo i piedi, poi ulteriore cambio, un battito di mani e una chitarra prepotente. Che magia.
Say It Louder ha degli elementi elettronici quasi impercettibili, uniti allo stile tipico di Brendon. Il pezzo forte del brano è il ritornello, che diventa un loop infinito.
Arriviamo a Sugar Soaker un pezzo stile anni ’70, molto curato e ricercato, batte forte nelle orecchie come un martello rombante. Questo mood ci piace troppo.
Something About Maggie è un pezzo molto orecchiabile che ci offre un bel passaggio per Sad Clown, una canzone che sembra adatta ad un musical. Teatralità, dramma, tensione… Sono tutte emozioni che si possono percepire ascoltando questo pezzo. Un video musicale ambientato a corte, studiato perfettamente per adattarsi all’importanza che il pezzo racchiude in tutta la sua totalità.
All By Yourself è un ritorno al passato, una riflessione su se stessi e sulla vita che è passata, forse troppo velocemente. Un pezzo che ci chiude in un viaggio introspettivo della mente, che ci mette un pizzico di tristezza, in cui un po’ tutti possiamo rispecchiarci.
Do It To Death chiude il disco. Anche in questo pezzo troviamo una teatralità non indifferente, incalzata dalla chitarra che non smette di fare da protagonista in tutti i pezzi di questo disco. I cori in sottofondo, questo richiamo alla musica anni 70, una voce che sprigiona sicurezza: un mix perfetto per una chiusura con i fiocchi.
Questo album è una chicca, che tutti gli amatori della musica cantautoriale non possono farsi sfuggire. Pieno di enfasi, struggente a tratti e carico di adrenalina.
Adorerete ogni singolo secondo di questo nuovo lavoro di Urie, sarete rapiti dalla maestria con cui ha plasmato un disco pieno di vita. Viva Las Vengeance!
Marco Gruttaglia
Correzione di Valentina La Viola
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