Prince: “Welcome 2 America” | Recensione Music Voltage

Ah, l’America … Terra di sole, mare, di musica, di sogni , speranze. Terra di conflitti interni, di violenza, di giustizia e ingiustizia. Terra dove, come Prince stesso di dichiarava:”Puoi trovare lavoro, venir licenziato, essere riassunto e guadagnare settecento miliardi di dollari”.
La terra dello swing, del jazz, del blues e del rock ‘n’roll e all’interno di questo progetto musicale, tutto questo viene raccontato.


Prince ha cominciato a lavorare a tale progetto nel 2010, in concomitanza col suo tour Welcome2 e ha
continuato fino al 2012, e tenuto per se nella sua residenza di Paisley Park, fin quando non venne ritrovato
dai membri del Prince Estate e dalla Sony Music.
Sicuramente, se Prince fosse ancora in vita, avrebbe pubblicato tale album già qualche anno fa, ma la sua
prematura dipartita ha ritardato la pubblicazione, lasciandoci però un album con tanto da raccontare e da regalarci.


Le atmosfere swing e jazz si mischiano insieme al pop nella prima traccia che da anche il nome all’album.
Una traccia che elogia e denuncia allo stesso tempo la gloria americana, riconoscendone le innumerevoli
opportunità, ma che ammette anche quanto sia vero che vivere in America equivalga a vivere in una
gabbia d’oro .
La traccia che da titolo all’album è anche il primo singolo estratto. Stupendi cori accompagnano la traccia
jazz lasciando allo spettatore –più che ascoltatore, di questo show acustico- la visione completa di ciò che è
l’America dei giorni nostri; luogo di sogni e speranze, ma anche di inganni e di fallimenti,truffe dietro
l’angolo, ma tutto viene addolcito da stravaganze e innumerevoli possibilità. Il brano quindi elogia e denuncia la società, sentendosi però fedele alle origini musicali della propria terra, come avviene nella produzione.


La situazione vira leggermente al funky e all’urban, restando però jazz e swing nella seconda traccia
Running Game(Son Of A Slave Master). In tale traccia è palese il riferimento allo sfruttamento dell’industria
musicale, riconducibile al gioco di parole Capo Schiavo. Si parla infatti di come gli artisti, pur portando denaro, fama e lavoro nelle etichette discografiche, non siano totalmente liberi poi di esprimere il loro talento e godersi la vita che spetterebbe loro dal duro lavoro, dato che manager e produttori, tendono a manipolare non solo il lato tecnico e musicale dei progetti, ma anche la scena intima e privata degli artisti.


Con Born 2 Die si apre invece uno swing che trascina uno storytelling. Lo storytelling di una ragazza abbandonata a se stessa dalla società, ma che riesce a rialzarsi e a crearsi una vita fra droghe e facendo “il mestiere più antico del mondo”.

Sembrerebbe un tema controverso e cupo, ma nel ritornello lei stessa siconsola dicendo “se non vivi per ciò che ti piace, sei nato per morire”. Quindi lei viaggia, gira il mondo, crede di esser contenta per la vita alternativa e falsamente agiata che può permettersi, ma la mancanza di amore e di affetto la fanno soffrire, portandola a fine brano a“cadere dal terzo piano”, in mezzo alla gente , che,putroppo, solo allora ha iniziato a considerarla.


Si unisce silenziosamente il rock n roll all’interno di 1000 Light Years Away From Here. Si percepisce che il
brano non è mai stato totalmente completato, cosa che si nota anche nella seconda parte del brano, ma poco importa, poiché il risultato resta comunque sublime, specialmente grazie alle seconde voci che impreziosiscono il brano.

La canzone, tratta un tema molto particolare: l’umanità sembra andata avanti, tra tecnologia e nuove scoperte, ma ancora resta indietro su quelli che sono i valori fondamentali: la fratellanza e la pace, portando una volta l’ascoltatore a ballare e a riflettere.


Con Hot Summer invece, il rock n roll diventa protagonista, facendoci ricordare le estati anni cinquanta e sessanta con questo vibe vintage ma estremamente catchy. Anche il tema in questo brano si riscalda e diventa più spensierato. Colpi di tastiera e di percussioni accompagnano tutto il brano che viene impreziosito da chitarre elettriche e cori che non fanno altro che farci scatenare e venir voglia di ballare in un locale vicino la spiaggia …. Sarà estremamente malinconico da ascoltare in inverno, quando l’estate sarà solo un ricordo lontano.


E si cambia totalmente registro con Stand Up And B Strong, che si presenta come una ballad non troppo triste ma semplicemente piena di emozioni e di voci, in quanto in questo brano Prince non è l’unico a cantare. Verso la seconda parte della canzone il pezzo diventa più veloce e ritmata. E’ un po’ come sentire una consolazione per quando le cose non vanno bene e sembrano più difficili, e questo si evince dal ritmo dolce dell’inizio, per poi trasformarsi in un pezzo motivazionale ed energico andando verso la fine, che si colora nuovamente di atmosfere rock’n’roll decisamente più marcate. Insomma, un meraviglioso pezzocangiante come se ne vedono pochi ormai in giro.


Clap e percussioni fanno il loro ingresso prorompente in Check The Record, che ricorda i tempi d’oro di Prince. Si mette da parte lo swing e il jazz, per la prima volta nel disco, per dare pura vita a un rock n roll che sfiora il rock classico e soprattutto l’urban grunge. E’ il pezzo più ritmato dell’album finora e anche il più “vivace”.

Tali atmosfere rendono la voce di Prince molto adatta e impreziosita e conquista subito l’ascoltatore – e in particolare i fan del pop storico, che rivedranno nella traccia i tempi d’oro di questo genere fenomenale -.


Il tema del pop si fa ancora più presente in Same Page, Different Book. Dove ritorna in scena lo swing, ma
da un altro punto: in questo pezzo è unito al funky e dal pop stile anni novanta, con un pizzico di rock n’ roll
che non guasta mai.


Il brano fu occasionalmente portato sul palco dei suoi concerti nel 2011, ma mai effettivamente rilasciato, specialmente in versione studio, e ritorna anche il tema politico e sociale affrontato nei primi pezzi dell’album. Solo che in questo caso è più un’idea di protesta di fronte ai finti cambiamenti che vengono promessi ma mai attuati, o attuati ma di fatto poco validi.


Con 1010 invece ci si muove su uno swing elettronico e in certi versi anche teatrale. Curioso pensare che
il brano, oltre ad essere molto simile per il titolo, sembra seguire la scia musicale del suo album Ten, rilasciato giusto un decennio fa, ma in uno stile che segue di più quelli attuali. Infatti il brano, pur avendo almeno 5 anni fa pensare ai beat attuali, ma più eleganti e musicalmente più curati, regalandoci questa idea di swing ben fusi con le nuove tecnologie e le nuove sonorità. Il testo è carino, ma non così interessante come i precedenti. Ma con un flow del genere, si può benissimo sorvolare.


Ci avviciniamo verso la fine del disco con Yes, una delle tracce più brevi dell’album. Il suono decisamente elettro rock, segue una scia più pesante del precedente, regalandoci un brano spettacolare e spaziale, che sembra unire il gospel con atmosfere tipicamente glam rock tipiche di Prince. E’ una vera chicca per i fan del cantante e, in generale per gli amanti del genere che poco avranno da ridire su questa traccia, fuorchè essere scatenata e inarrivabile.

A differenza di When She Comes, che resta lineare e acustica, tale brano mischia insieme tutti gli strumenti, creando una piacevole confusione.


E non si poteva concludere l’album senza una canzone che rispecchiasse appieno il vibe e lo stile
dell’album. One Day We Will All B Free, riunisce tutti gli stili raccolti finora, riprende il tema della libertà e dell’individualità e mostra a pieno il rango vocale di Prince, che si muove su atmosfere e note che si potrebbe azzardare a dire, essere proprie.


Un tripudio di speranza e di vita raccontata attraverso un brano di poco meno di cinque minuti, che non
smette di citare la cultura americana e la sua unicità, citando anche qualche pezzo di storia in alcuni versi al
centro del brano. L’unica pecca del brano è il finale, Più adeguato sarebbe stato un coro in chiusura accompagnato da strumenti e da una frizzante batteria, ma ci si può adattare.

Insomma,” Welcome 2 America” è l’album di cui sentivamo l’esigenza. Un album vero e spontaneo. Un
album che sa accogliere bene musica e testi come solo un grande artista come Prince sarebbe stato capace
di fare. Non mancano i commenti, non mancano i sentimenti, non mancano i desideri e le speranze. Non
mancano nemmeno le denunce e le lamentele, che però non risultano caotiche e invasive, ma
elegantemente proposte con uno stile musicale che può definirsi Americano.
Gabriele Romano