Tinashe: “333” | Recensione Music Voltage

Nel mondo RnB, specialmente nella categoria “donne soliste”, la competizione è molta; basti pensare ai numeri da capogiro raggiunti da Ariana Grande, Beyoncé o Doja Cat per rendersene conto. D’altronde vi è una donna , che proprio non teme la concorrenza, anzi, ci marcia sopra, è Tinashe.

Classe 1993, ha iniziato la carriera pubblicando il suo primo album nel 2014, e in poco più di 7 anni ha pubblicato 4 album e 4 mixtape di tutto rispetto, ha collaborato con artisti del calibro di Chris Brown, Usher, Britney Spears, R Kelly ed Enrique Iglesias, non uscendo comunque dal suo personaggio di “Angelo RnB” che la segue costantemente sin dagli esordi.


Una ragazza determinata e fortunata , che nonostante la giovane età sa bene ciò che vuole, arrivando
addirittura a recidere un contratto con la RCA Records perché “non le piaceva cosa le stessero proponendo”.

Fonte St. Louis Post-Dispach


333 è dunque il titolo del suo nuovo album, un album che ha una solida intenzione : creare un’atmosfera che percorra il lavoro a metà tra divino e terreno, tra l’eleganza del gospel e la sensualità dell’RnB, con riferimenti spirituali e naturalistici ripresi più volte all’ interno del progetto.


Quando l’album si apre, con la intro Let Go, si è subito di fronte ad una fusione tra funky, blues e gospel , ogni tanto, dei suoni “naturalistici” come cinguettii o il fruscio dell’acqua, che fanno però a pugni con la voce leggermente “modificata” e – anche – “distorta” di Tinashe in altri punti ancora. Bello l’effetto
purezza, bello l’effetto mistico che si coglie con questa intro, ma in fondo sappiamo, che il meglio deve
ancora venire.

E di sicuro non è nella seconda traccia o nuovo singolo della cantante.


I Can See The Future non è una brutta traccia, affatto. E’ ben studiata, e conquista sicuramente il grande
pubblico con i suoi vibe anni ’90, uniti ad atmosfere dark RnB, che in certi punti sfiora la trap. Insomma:
musica di ultima generazione, e se ci si aggiunge il fatto che la voce di Tinashe sembra molto più limpida del
brano precedente, può solo far bene. Dov’è quindi il lato negativo? Il fatto che sembri una strofa continua:
mai un cambiamento, mai un salto, una canzone che resta statica e che mai sembra decollare nonostante
sembri sul punto di farlo.


E’ invece estroversa e di buona fattura: X, in collaborazione con Jeremih, dove battiti più electro ballano
sulla base, lasciando più versatilità alla voce di Tinashe e del suo collega, che nonostante l’uso non perfetto
dell’autotune, regalano un momento piacevole. Nonostante sia un brano ancora lontano dal “decollo”,
migliora tantissimo, rendendo l’atmosfera più ritmata e travolgente.


C’è una piccola parentesi con Shy Guy, ma eccoci pronti ad accogliere il singolo di punta dell’album
Bouncin’. E’ probabilmente una delle tracce più importanti, e con ciò la fattura migliora drasticamente,
approdando ad un perfetto connubio di urban ed RnB, che le radio farebbero a pugni per ottenere. Anche
Tinashe sembra muoversi su sfumature più “proprie”, rinunciando però ad un effetto sperimentale ed in
fondo va bene così. E’ un brano di ottima fattura – e firma! – che cattura lo spettatore da subito.


Si migliora ancora di più con Unconditional, una canzone che farebbe gola a parecchie sue colleghe: il
giusto connubio tra anni ’90 e i più caldi beat moderni, accompagnati poi da acuti più sexy: rendono questo
uno dei momenti migliori dell’intero progetto. La fattura e la dimensione del brano è nettamente migliore,
più curata, lasciandoci un brano orecchiabile si, ma di ottimo marchio. Sarà un must-have per tutti i fan del
genere.


Il tema “naturistico” riprende forma in Angels, in collaborazione con Kaash Paige. Il brano in questo caso
è meno “curato” e più “acustico”, composto da lenti beat fatti principalmente di percussioni e – in certi punti – dal piano. Ma la vera protagonista del brano è –ovviamente – la voce della cantante: voce di
maschera, falsetti e background vocals regalano delle sfumature inedite ed estremamente piacevoli,
mostrando il suo talento.


La title-track sembra seguire la stessa lunghezza d’onda, dopo i tripudi di falsetto; ascoltiamo un brano
quasi etereo ed angelico, pur rimanendo su un tema drammaticamente “terrestre”. E’ bello vedere però
come il brano non abbia un proprio continuum, ma sembri più un medley tra un brano gospel, uno RnB e
uno urban che si alternano all’interno del pezzo, quasi ad evidenziare come, nonostante venga etichettata
come artista di un solo genere infine, sia in realtà collegata a tutti e tre in senso spirituale.


Più semplice è, almeno in fatto di produzione, Undo (Back To My Heart), un brano che sembra riportare a
quei brani resi famosi dalle girl band RnB dei primi anni 2000 ,per intenderci i tipici video colorati
programmati da MTV ,ragazze bellissime e rigorosamente abbigliate con top cortissimi e pantaloni a zampa
di elefante. Il brano scoppietta tutto il tempo, ed è in collaborazione con Max Motif, anche se la sua
presenza risulta appena percepibile, lasciando il brano totalmente in mano a Tinashe.

Tinashe
Fonte: Ticketmaster.com


Si presenta molto bene anche Let Me Down Slowly che, presa singolarmente, risulta essere anche un
ottimo brano, nonostante non risalti per originalità (le influenze di Ariana Grande nel pezzo sono molto
evidenti) con i suoi beat elettronici e una voce leggermente modificata che intercala tra rap e vero cantato,
tuttavia se presa insieme ai pezzi precedentemente ascoltati, non è ascrivibile precisamente a nessun
genere, risultando anonima.


Last Call è invece, dall’inizio dell’album la canzone più pop. Tinashe sembra destreggiarsi molto bene in
questo genere. La canzone, decisamente più lenta e meno ritmata, è accompagnata non solo da
immancabili beat RnB sullo sfondo, ma soprattutto da chitarre e bassi che sono in primo piano insieme alla voce. A pelle, si potrebbe pensare che questo sia il brano meno potente dell’album, ma ci si ritrova
piacevolmente sorpresi quando il brano rivela la presenza di una maestosa orchestra, dando ai fan ciò che
volevano: un momento di puro pop e talento.


L’atmosfera è simile, ma molto più genuina e meno lenta con The Chase,dove Tinashe ricorda Rihanna nei
primi anni 2010, mantenendo comunque il suo stile. Si può azzardare dicendo che questa sfumatura del
disco più pop adesso presenti particolarità più country in questo brano, ma non troppo evidenti, lasciando
al genere scelto ampia visibilità. Stessa cosa avviene nella voce di Tinashe che risuona perfettamente
insieme alle chitarre elettriche e le batterie, per uno dei migliori brani dell’album.


Si ritorna adesso all’ RnB con Pasadena, primo singolo ufficiale estratto per l’album. Le influenze pop
prendono piede anche in questo brano, lasciando però parola anche all’urban e, come già detto, all’RnB. Il
mix crea un brano estremamente catchy, soprattutto accompagnato dal rap di Buddy, che risuona bene
nella traccia con la cantante. Il pezzo è più spensierato ed estivo, lasciando le armonie più pesanti per altri
brani. Da notare che tale connubio non si sarebbe ottenuto senza l’ottima produzione .


Small Reminders è fra le canzoni più lunghe dell’album; si muove su sfumature urban pop, toccando
meno il lato RnB, tuttavia è bello notare come anche in questo brano ci siano delle variazioni, come
avvengono in 333, aggiungendo però del rap. Il brano è piacevole, e sicuramente di buona fattura, ma in
confronto alle altre tracce suona più distante e tarda a diventare accattivante, specialmente dopo le
precedenti quattro.


Il tema naturistico e spirituale si riversano nel reprise di Bouncin, che resta relativamente blanda, dato
che sembra più un voler “adattare” il brano allo stile originale dell’album. Sicuramente è un buon pezzo, sia in produzione, che negli strumenti, che nelle voci, ma qualcosa , a questo punto ,suona freddo e distaccato,
non lasciando all’ascoltatore la “soddisfazione” di sentire ciò che volesse sentire alla partenza.


L’album si chiude con la sua outro, e It’s A Wrap è una collaborazione con Quiet Child e KUDZAI. Il brano
segue molto le linee della intro, con l’unica differenza che stavolta è accompagnata da due trapper, e che
quello che all’inizio sembrava essere più spirituale, adesso si riversa in qualcosa di più terreno. Una sorta di
ritorno da un viaggio astrale, ecco come si potrebbe interpretare.


Insomma, 333 è un album fenomenale. Non ci sono particolari sconvolgimenti, questo è vero, anzi, il disco
tende ad essere omogeneo e fedele alla sua parola. Ma ciò non è certo un problema, poiché la fattura ed il
talento ci sono, e questo stupendo viaggio tra anima, spirito e corpo, vale la pena di essere ascoltato.

Tinashe dimostra quindi, che se si rimane nel proprio ruolo, se si seguono le proprie prospettive e obiettivi,
si può realizzare un lavoro di tutto rispetto, capitanato da un solo vero grande regista: la musica.


Recensione di Gabriele Romano

Correzione a cura di Valentina La Viola

Immagine in evidenza di Hypebeast