Tones and I : Welcome to the Madhouse | Recensione Music Voltage

Dopo due anni dal rilascio della hit “Dance Monkey”,che ha collezionato un successo globale grazie al suo
impiego nei video di molti tik toker e fruttando incassi stellari, Tones and I – nome d’arte di
Toni Elizabeth Watson – è pronta a rilasciare finalmente il suo album di debutto “Welcome To The Madhouse”.


La cantante Australiana, dalla data di nascita sconosciuta, ha iniziato la sua carriera come artista di
strada, prima di essere scritturata per la Sony Music, curando il suo canale YouTube ed esibendosi inoltre in
diversi locali. Quando finalmente il suo primo traguardo si è realizzato e ha intrapreso , nel 2019 , una
tournèe che , per via della pandemia, non è potuta sbarcare in Europa subendo la sorte di altri show
annullati e/o posticipati.


L’album è un tributo alla musica pop, un’esplorazione completa di essa: dalle influenze dance tipiche degli
ultimi anni, alle sfumature più emozionanti delle ballad e si compone di ben 20 tracce nella sua Deluxe
Edition.


Tones and I ha una voce energica e una buona dialettica in fatto di testi, e il suo primo album sembra
proprio esserne una riprova. Ha specificato la cantante, come è anche intuibile, che ogni canzone parla
di un’emozione specifica o un momento particolare della vita, con canzoni scritte sia prima che dopo il
lockdown , ed egregiamente scelte per formare un prodotto di buona fattura, con brani funky,
pesantemente influenzati dalla musica elettropop e da beat ad effetto che creano dipendenza.

Tones and I


Si fanno subito presenti le atmosfere “teatranti” nella title-track, che fa pensare ad un carro di carnevale
horror che si muove su ritmi decisamente veloci ma estremamente curati, mentre si affronta il tema del
bullismo con un canto quasi spensierato in contrasto con un testo decisamente crudo: “La vita che hai
avuto prima non cambierà mai, ma ci piace odiarti e te lo diremo ogni giorno”
.


Lonely fa inizialmente pensare ad una malinconica ballad prima di “darci dentro” con le vere
atmosfere; si tratta del delicato tema della salute mentale e di come sembri difficile chiedere aiuto se non a
se stessi. Interessante è notare come la voce si mimetizzi perfettamente con una musica quasi
imprevedibile,che cambia non solo il ritmo, ma anche i toni, mostrando le varie sfumature del timbro della
cantante –chiaro riferimento agli sbalzi d’umore e dei pensieri che assalgono la mente -.


Una serie di corde prende piede in Dark Waters, una sorta di preghiera verso se stessa, affinchè il mondo
esteriore non la tradisca da ciò che è realmente e non stravolga il suo vero io “Non mi basta, finchè non ci
annego dentro
” recita, come ad indicare che ciò che riceve non la gratifica abbastanza, poiché avrebbe
bisogno di altro.


Momenti più intimi prendono il colore di brani pieni di dance e di fun pop, come avviene in Won’t Sleep
o Westside Lobby, dove si beffa delle critiche ricevute inveendo “La mia canzone è stata prima in 30
fottuti paesi e mi dispiace se ciò vi offende
” ride. Vanità o riconoscenza del proprio valore? Ci piace pensare
la seconda, poiché è vero.

E che dire dei singoli trainanti dell’album Fly Away, scritta nel bel mezzo della pandemia nella sua casa a
Melbourne, ove in un periodo così buio si parlava di lottare per i propri sogni fino a che non ci si potesse
accecare per quanto fossero preziosi e brillanti! O di Cloudy Day, dove un coro gospel incita a pensare
che “se c’è una giornata nuvolosa, alza la testa e trova il sole”.

Ed è in Just A Mess che invece fa il suo ingresso in scena il tema dell’amore, dove con un piano e un beat
decisamente elettronico si crea un effetto nostalgico e decisamente amaro: dover scegliere di lasciar
andare qualcuno pur con la paura di esser lasciati soli. Stessa cosa avviene anche in Fall Apart, mostrando
un lato più morbido e decisamente inedito per una cantante che finora ci ha mostrato pezzi di musica
totalmente differenti.


Non mancano nemmeno i momenti di lotta contro l’apatia, quando il soffrire diventa così frequente da
entrare in un limbo di mancanza di emozioni per qualsiasi evento succeda, che -giustamente – non va bene
all’artista poiché si, non la fa soffrire, ma non la fa nemmeno vivere, cosa che si nota in particolar modo in
Sad Songs.
E a chiudere il suo tripudio di sofferenza, arriva Bars , dove lei decide di ribellarsi al dolore e di
buttar via le chiavi del suo manicomio e di scappare via sul suo van alla ricerca della semplicità e dei
momenti belli che la vita offre.


Naturalmente, è tutta un’allegoria. Welcome To The Madhouse – “Benvenuti in Manicomio” parla
proprio di un centro psichiatrico che è esattamente la nostra mente, i pazienti altri non sono che i
nostri traumi, delusioni, mancanze di fiducia e solitudine. Non mancano però le cure, che, seppure forzate –
a volte- sembrano funzionare: cercare di non pensare, dare giustificazioni seppur poco fondate o
semplicemente evadere, liberarsi dei pensieri; la cura a volte riesce a volte no, ma ci si prova per la sopravvivenza.


E’ anche un album che parla di riabilitazione, e del cercare di uscire da situazioni complicate
ritrovando se stessi, il proprio valore e soprattutto la propria forza, questo è il tentativo – riuscito,per
l’appunto, a fine disco: evadere e riprendere in mano la propria strada.
Un lieto fine insomma, un lieto fine che a volte arriva e altre volte no. Ma se ci si imbatte in buona musica e
in ottima fattura e talento, non può che essere un ottimo antidoto.
Intanto Tones and I ha già confermato che ritornerà in tour, sta già pianificando i suoi prossimi spettacoli
per strada e per i locali, e noi speriamo fortemente che ciò possa riguardare anche l’Europa!
Resta solo una cosa da dire su questo strabiliante album: “Benvenuti nel manicomio scimmie danzanti! ”

Recensione di Gabriele Romano

Correzione a cura di Valentina La Viola