Liam Gallagher: C’mon You Know | Recensione

Una delle voci più belle e particolari del mondo della musica rock made in UK, ex componente di una storica band come gli Oasis: tutto questo è Liam Gallagher, che torna con il suo terzo album da solista dal titolo:“C’mon You Know”, edito da Warner.


Questo attesissimo album rappresenta una svolta musicale, una crescita artistica che ritroviamo in tutta la durata del disco, un inno alla vita per il nostro artista prossimo a compiere 50 anni; sembra quasi che voglia far pace con il mondo, archiviando rabbia e frustrazione presenti nei testi dei suoi lavori precedenti, aiutato da Andrew Wyatt, l’ex leader dei Cherry Ghost, Simon Aldred, Ezra Koenig dei Vampire Weekend, Anthony Rossomando e dalla svedese Tove Lo, già al fianco di popstar come Ellie Goulding, Katy Perry e Demi Lovato.
Nella copertina ritroviamo il cantante in mezzo ad una folla di suoi fans, quasi come se volesse mimetizzarsi, o forse sentirsi parte di qualcosa, parte della gente… Interpretazione libera !

liam gallagher c'mon you know recensione


Composto da 14 brani, ed anticipato dai singoli Everything’s Electric, C’mon You Know, Better Days e la nuova Diamond In The Dark; questo lavoro si apre con More Power, canzone nella quale troviamo nell’incipit  un coro bianco, che dice: “Ammetto che sono stato arrabbiato per troppo tempo”.Questo pezzo è una piccola chicca dell’album, quasi come una lettera di scuse nei confronti di se stesso, un segno di riconoscimento degli “errori” che si possono fare nel corso della propria vita, ma che, malgrado tutto, possono essere sistemati.


Diamond In The Dark è un pezzo dove il basso è essenziale; batte forte, senza  mai coprire il suono graffiante della voce del nostro artista. E’ un pezzo “tranquillo”, dove le chitarre sono presenti, ma  con un tocco impercettibile. Cambia sound invece Don’t Go Halfway,  a richiamare i vecchi pezzi degli Oasis e i singoli da solista dei primi lavori.

C’mon You Know è il classico bel pezzo rock, immortale, quello che senti addosso come un vestito ben cucito e che non passa mai di moda. La parte finale nella quale risalta il tripudio di chitarre è un qualcosa di stupefacente… Voliamo alto! Con Liam Callagher c’era da aspettarselo.


Too Good For Giving Up è una ballad che inizia con un pianoforte nostalgico, un mix di nostalgia e brividi tenuti insieme da un filo invisibile, che collega passato e presente, che viene scosso dall’arrivo di ”It Was Not Meant To Be”, pezzo fresco e oseremo dire “estivo”, tipico per essere suonato in spiaggia, davanti un fuoco mentre si sorseggia una birra ghiacciata.
Ma eccoci arrivati alla bomba dell’album:  come potremmo definire così Everything’s Electric, un pezzo bello da togliere il fiato. Chitarre elettriche, batterie che rendono tutto elettrico! Nonostante la musica sia in continua evoluzione, sapere che certi pezzi siano delle certezze ci rincuora… Così, cantati da certi artisti, con la A maiuscola che, nel loro mondo contaminato da una miriade di stili,  che ancora riescono a trovare una vena creativa che pullula di originalità.


World’s In Need è un pezzo in stile anni ’70, con delle influenze country. Un testo che motiva tutti coloro che lo ascoltano a risplendere “l’arcobaleno” che abbiamo dentro. Insomma, siamo tutti delle belle anime, solo che a volte lo dimentichiamo.

Moscow Rules è un pezzo che non ci prende, molto ripetitivo. Una piccola macchia in un bel progetto, può capitare.
I’m Free lo definiremo  un pezzo con qualche venatura pop. Carino nel suo genere, non spicca particolarmente in mezzo agli altri, ma non stona nel complesso, mentre “Better Days” ha una gran carica esplosiva, ti fa lasciar andare senza ritegno e ti mette di buon umore già dal primo ascolto; colpisce laddove tu sia impreparato, ma è un colpo indolore. La batteria che sentirete risuonare nelle vostre cuffie curerà tutti i vostri affanni.
Oh Sweet Children rende l’atmosfera calda e tranquilla, ci accompagna verso una dimensione gustosa e particolare, solo un piccolo intermezzo che lascia poi spazio a The Joker” pezzo risoluto quanto diretto, dove vengono introdotti dei tamburi in sottofondo, che in maniera quasi continua battono in tutti gli oltre 3 minuti.
Wave chiude l’album. Un pezzo dedicato al fratello Noel, con il quale da anni, non scorre proprio buon sangue.

“Io non piaccio a mio fratello, lo ha detto prima”

è una delle frasi che ci colpisce, proprio non le manda a dire il caro Liam. Questo basso duro e ripetitivo ( in maniera positiva ), ci rimane fisso in testa, un buon modo per far arrivare il messaggio al destinatario, forse… Noel, aspettiamo una risposta, siamo troppo curiosi!

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Questo nuovo album ha un qualcosa di “nuovo” per il repertorio di Gallagher, rimarcando qualcosa del passato, come un marchio di fabbrica mai svanito. Ci piace molto questa nuova veste del cantante, da un tocco quasi zen al suo stile, ci sorprende positivamente e ci invita a risentire ancora ed ancora queste tracce, che sono classiche ma ben fatte, oneste ma non banali. Non sentirete nostalgia del vecchio repertorio, vi immergerete a capofitto in questa nuova avventura pronta a risuonare nelle vostre vite.

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Marco Gruttaglia

Correzione di Valentina La Viola