Ormai lo sanno tutti: Souvenir è il nuovo, largamente anticipato e largamente atteso, disco di Emma Marrone. Un disco composto da nove tracce, che già dal titolo si descrive abbastanza bene, la recensione.
Souvenir infatti può rappresentare un viaggio intrapreso, in questo caso è l’icona della ormai decennale esperienza di Emma nel panorama musicale italiano,ma può anche essere, come svela l’origine del sostantivo francese un ricordo, come a costruire un memoriale di ciò che si è vissuto o ciò che è stato.
E’ anche vero che spesso e volentieri, i souvenir li compriamo perché carini, perché evocano in noi dei bei ricordi, ma in termini pratici non sono poi tanto utili …
Ma qualunque sia il tema –o i temi – principale di questo disco, iniziamo ascoltandolo e vedendo cosa offre:
E’ un disco che si forma pezzo dopo pezzo, si prende ispirazione da qualsiasi cosa, ed Emma si mette in gioco: c’è la collaborazione con la nuova leva Lazza, che da un tocco più frizzante alla carriera dell’artista salentina. Emma si mette a nudo e fa vedere le proprie fragilità, soprattutto quelle legate alla perdita del padre in Intervallo, o ancora torna a parlare di se in Capelli Corti o in Indaco, fino a creare atmosfere frizzantine con possibili hit come in Carne Viva.
L’idea che salta subito all’orecchio, è che Emma ora sia più posata, meno rude, più matura, sia come artista che come donna. E’ anche vero che ormai son passati ben 14 anni dal suo debutto, se non anche di più, ma ha ancora così tanto da raccontare e da mostrare; Souvenir non si dimostra un disco così piatto come potrebbe sembrare a un occhio più superficiale.
E’ un puzzle in realtà. E’ come una raccolta di figurine: più o meno si può capire su che andazzo continuerà la collezione, ma sfogliando poi, colori e i temi cambieranno.
L’album inizia proprio con Mezzo Mondo, prima traccia del disco e ultima ad essere registrata e, probabilmente, traccia che ha definito lo spessore del disco: una Emma che cerca nel mondo la sua strada, il suo percorso, ma lo fa mettendo in discussione prima di tutto se stessa. Poi decide di affrontare il mondo esterno facendo paragoni, avanzando idee e ipotesi, ma senza dimenticare mai chi è e la persona che si è costruita.
E in queste sperimentazioni, nasceranno poi le tracce: Amore Cane e Iniziamo Dalla Fine,due pezzi che uniscono pop e urban. Sinceramente non una produzione sopraffina, uno stile nuovo probabilmente per Emma, ma di cui il panorama musicale italiano è ricco.
Intervallo è invece la canzone che l’artista ha dedicato al deceduto padre. Come tale, il pezzo è toccante e raccontato con un’innocenza e una dolcezza disarmante. Non è il momento migliore per sentirla nel disco, poiché finisce per appiattire le altre tracce, ma solo le pietre resterebbero insensibili di fronte a questo brano.
Sentimentale e Capelli corti, sono l’anima pura di Emma. Determinata, forte, grintosa. Si lascia andare al suo animo rock e spensierato adesso, ricordando i pezzi che l’hanno resa famosa. Così anche Carne Viva e Indaco, che però abbracciano il lato più sensibile e malinconico dell’artista. In questi pezzi probabilmente non vedremo nulla di necessariamente nuovo nel repertorio di Emma, ma ne percepiamo la sua essenza e la sua firma, come se fossero bollati 100% Emma Marrone.
Finisce il disco con la hit dell’estate Taxi Sulla Luna; brano sicuramente non esemplare, ma che risolleverà ancora la fama e il nome di questo disco, come un tormentone suonato alla fine del concerto per farti da colonna sonora portante per la serata. Non necessario, ma comunque un pezzo in più per il nostro puzzle.
Puzzle che sembra bello ma incompleto. Souvenir, più che un ricordo, più che una memoria, sembra una bozza di un progetto che poteva essere più grande ma che ha preferito fermarsi nel mentre. Brani fantastici accompagnati da alcuni più piatti e arrangiati sul momento in una tracklist messa giù male. Si percepisce che il disco sembra essere stato fatto più per esigenza di tempistiche che per un reale messaggio da diffondere, e questo è un gran peccato.
Il potenziale c’è, lo spazio e il tempo in questo caso, un po’ meno.
Gabriele Romano