Alla Radice dei Sogni, il mondo onirico di Daniele Fortunato | Recensione Music Voltage

Tornare alle origini va sempre bene. In un mondo che si muove velocemente e costantemente, la musica ne ha sofferto molto, creando basi strumentali, pigiando tasti di computer e non di tastiere, chitarre o pianoforte. Non è però il caso di Daniele Fortunato e del suo strabiliante album “Alla Radice dei Sogni”.


A poco più di un anno di distanza dal suo precedente lavoro Quel Filo Sottile, Daniele Fortunato ci delizia
e riporta ai bei tempi dove la musica era spontanea, divertente o triste, ma soprattutto genuina. Il
cantautore e maestro, ci regala vere emozioni con otto nuovi pezzi country- folk dalle sfumature per certi
versi jazzistiche e blues, senza mai uscire fuori dal tema principale del nuovo disco: i sogni.
Ma senza spoilerare troppo, andiamo ad ascoltare il disco …

Daniele Fortunato 1


Il disco si apre con L’Inconscio Rivelato, un pezzo pop rock dalle atmosfere country e spensierate,
nonostante il testo nasconda molto di più. Rappresenta infatti, come suggerisce anche il titolo, un auto
–rivelarsi il proprio inconscio e prendere una nuova consapevolezza di se stessi, tutto descritto con una
bellissima metafora tra palcoscenico, teatro e attori. Superbo il sax verso la fine del brano, non
convenzionale in una canzone del genere, ma in questo caso la scelta è stata ottima.


Resti Diurni è uno dei brani più celebri di questo disco. Molto più frizzante del primo pezzo. Un retrogusto
jazz accompagna la chitarra acustica dell’artista che canta con un tempo e un’interpretazione spensierata e
vivace. Anche questa è una sorta di dialogo interiore, ma non semplicemente con se stesso, ma con il
bambino e adolescente che era, ai quali l’artista chiede quanto sia stato leale e fedele nel corso degli anni,
alla loro memoria, e se loro siano soddisfatti dell’uomo che ora è divenuto.


Ed eccoci arrivati alla title-track Alla Radice Dei Sogni. Un titolo azzeccato per l’album, dato che si articola
proprio sul tema principale dei sogni e dell’onirico. E’ una ballad, quindi molto più lenta delle due tracce
precedenti, ma non per questo meno bella, anzi! Si apprezza molto la profondità del testo e la voce
dell’artista che con le virtuose e chiare note, soprattutto nel ritornello, creano un momento unico e
introspettivo. Una bellissima traccia dedicata ai nostri sogni, notturni e diurni, e al rispetto che tutti noi
dovremmo dedicare loro.


Assolutamente eclettica è Archetipi Tipici, una frizzante canzone a metà tra il rockabilly e il blues. Una
canzone di altri tempi che diventa intramontabile, riportandoci con il suono ad un momento dove la musica
era nella sua epoca d’oro. Piena di talento, su tutti i fronti, dalla voce principale, agli strumenti, ai cori, alla
produzione. Una delle tracce più brevi dell’album, ma meglio riuscite. Ottimo anche il riferimento country
folk verso fine brano. Molto bello anche il testo, che argomenta problemi della sfera privata di un individuo
per poi espandersi a quelli della società odierna.


Una rock ballad è Padre Non Vedi che Brucio. La sfumatura di blues continua anche con questo pezzo con
un sottotono agrodolce. Un rock elegante, sentito, intimo, un pezzo che tira fuori l’anima dell’artista, che
libera la sua sensibilità e anima, che diventa sempre più struggente andando avanti con l’ascolto. Uno dei
pezzi meglio riusciti del disco.

Daniele Fortunato 2


Si ritorna nelle atmosfere country, ma sempre con un sottofondo blues, che piace tantissimo in Nuvole
Bianche
, un brano che affronta il doloroso tema del lutto. Il soggetto si, è cupo e triste, ma non lo è la
melodia, che invece suona leggera e spensierata in forte contrasto con un testo che strappa una lacrima
ripensando ai cari che non vedremo più. Una ricerca disperata di qualcuno che è andato via troppo presto e
con il quale, si vorrebbe tanto avere un ultimo dialogo.

C’è più familiarità con Eterno Ritorno. Un brano sempre sul genere rock-country ma più “all’italiana”,
rispetto ai brani precedenti che avevano invece più sfumature southern. Un pezzo che parla di immobilità,
impossibilità a compiere gesti e vivere in armonia. E’ accompagnato tuttavia da un segno di speranza che
tutto possa tornare sui binari e guidarci verso il desiderio di rivivere le nostre vite come meglio speriamo.
Cori e chitarra spettacolari.

Daniele Fortunato 3


Il disco si chiude con una nuova ballad, più tranquilla e acustica rispetto a quelle sentite prima. E’anche
l’unico pezzo a trattare il tema dell’amore. Il pezzo parla infatti di una relazione “lontana”, nel tempo e
nella fisicità di essa, un pezzo che intona un amore adolescenziale che non è mai finito, ma semplicemente
“sospeso”, come l’ultima parola a chiudere il disco.


In conclusione, Fortunato ha espresso a pieni voti il tema che voleva trattare: i Sogni, intesi come progetti,
come speranze, come inconscio e vere e proprie esperienze oniriche, il tutto è meglio collegato con il fatto
che parecchi dei suoi testi si rifanno proprio a opere di Freud e Nietzsche, rendendo “Alla Radice dei Sogni”,
anch’essa un opera completa. Suona benissimo anche a livello musicale, con questi generi apparentemente
sconnessi, ma così vicini tra di loro, che incontrandosi trovano il giusto equilibrio per le melodie perfette di
questo disco.


Un album scorrevole, che non stanca e pieno di sorprese.
Assolutamente promosso!


Gabriele Romano

Correzione a cura di Valentina La Viola