Nato negli U.S.A.! Lui è il grande, gigantesco ed immenso Bruce Springsteen. Un uomo che non ha intenzione di fermarsi, di abbandonare la musica per nessuna ragione. Dall’alto dei suoi 73 anni, rilascia il suo ventunesimo album, dal titolo “Only The Strong Survive”, la recensione:
Un titolo più che azzeccato, un nuovo capitolo della sua vita che lo vede interpretare canzoni di altri artisti, si tratta infatti di un album di cover.
Un album, a detta di Bruce, nel quale vuol provare a dare “giustizia” a classici degli anni ’60 e ’70.
Registrato nel New Jersey, fa seguito al suo precedente lavoro uscito 2 anni fa; è prodotto da Ron Aniello e registrato insieme agli E Street Horns , band storica del cantante, di cui è stato leader sin dal 1972.
15 sono i pezzi che compongono quest’album, che è anticipato dai singoli “Do I Love You (Indeed I Do)”, “Nightshift”, “Don’t Play That Song” e “Turn Back The Hands Of Time”.
Iniziamo subito con la title track. Canzone cantata originariamente da Jerry Butler, è un pezzo breve ma intenso con un contro coro molto piacevole. Solo dopo il primo minuto la canzone parte veramente, con un sound allegro e con un retrogusto pop/rock.
Soul Days è un brano di Jonnie Barnett e uno dei due pezzi in duetto con Sam Moore e, come suggerisce il titolo, è un pezzo squisitamente soul, senza tralasciare quella nota rock che contraddistingue il nostro rocker.
Nightshift è un pezzo dei Commodores, ed inizia con dei tamburi che gli danno un tocco caraibico. Batteria ad accompagnare, un basso che si intrufola nel pezzo, il risultato è davvero interessante. Possiamo dire che la cover supera l’originale? In questo caso assolutamente si.
Do I Love You (Indeed I Do) è un pezzo di Frank Wilson. Gospel nel vero senso della parola, incalzante, bello. Dunque possiamo dirlo che Bruce è riuscito a rendere moderno un pezzo che ha più di 50 anni, con un tocco che solo un grande artista può avere.
The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore è un pezzo di Frankie Valli. Un pezzo romantico, armonizzato dai violini che si intrecciano con la batteria. Che bella esecuzione, questa veste del cantante ci piace molto. Impeccabile.
Turn Back The Hands Of Time è un pezzo di Tyrone Davis. Si sente tutto il Groove della musica Black, suoni che Springsteen è riuscito ad emulare in questo suo personale tributo. Anche qui la batteria è la protagonista del pezzo, insieme all’inconfondibile voce del nostro rocker.
When She Was My Girl è un pezzo cantato dal gruppo The Four Tops. Un concentrato di delicatezza, tradotta in musica. Bello l’assolo della chitarra.
Hey, Western Union Man è un altro tributo a Jerry Butler. Focale la vocalità in questo pezzo, è il tocco di classe che ritroviamo all’interno di questo brano molto particolare.
I Wish It Would Rain è un pezzo dei The Temptations, Soul, pulito, diretto.
Ancora una volta siamo coscienti del fatto che la voce di Springsteen si adatta a qualunque genere musicale, rendendolo unico nel suo genere.
Don’t Play That Song è un brano di Ben E. King. Voce graffiante, soprattutto nel ritornello, mette un pizzico di malinconia, nonostante il sound sia abbastanza sostenuto.
I Forgot To Be Your Lover è il secondo brano insieme a Sam Moore ed è un pezzo del cantante William Bell. Intrigante e a tratti sensuale, questo pezzo si destreggia nei meandri del nostro animo. Da ascoltare ad occhi chiusi.
What Becomes Of The Brokenhearted è un pezzo di Jimmy Ruffin. Una manciata di soul, un pizzico di rock, una spruzzatina di musica underground e si ottiene la miscela perfetta per questo brano. Bello come pochi, piacevole già dal primo ascolto… cattura l’attenzione anche per i più scettici, consigliato.
Concludiamo con Someday We’ll Be Together, pezzo di Diana Ross & The Supremes. Un brano immortale già nella sua versione originale, che qui tuttavia viene interpretato quasi come un brano inedito. Siamo già con le mani su a cantare a squarciagola, proiettati verso l’infinito ed oltre. In un mondo immaginario fatto di magia&soul.
Grande interpretazione, suoni magici, ottimo prodotto. Quella di Bruce Springsteen è una favola che non volgerà mai al termine, consacrato da pubblico e critico come l’ultimo dei guerrieri, un uomo che trasuda l’America da tutti i pori… un leone da palcoscenico!
Grazie per questo album, ci hai commossi.
Tocca a voi ascoltarlo adesso, non c’è spazio per la noia qui.
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Marco Gruttaglia
Correzione di Valentina La Viola