Doja Cat: Planet Her | Recensione Music Voltage

Chissà perché quando si parla di un album rap, si pensa ad un album monocromatico e unidirezionale, dai
tratti cupi Ed arrabbiati verso la società e il mondo attuale, oppure ci si auto elogia e non sempre nel
migliore dei modi, lasciando spazio a frasi scontate e volgarità non richieste.


Doja Cat, nome d’arte di Amala Ratna Zandile Dlamini è qui per dimostrarci che ci stiamo sbagliando di
grosso, e che il rap si può mischiare con altri generi creando momenti estasianti se fatto bene.
Planet Her è il suo terzo lavoro discografico, un pezzo eclettico che riflette la sua voglia di un mondo
migliore, diverso, dove l’uguaglianza e la pace regnano sovrane.

Doja Cat


Il disco si muove su suoni rap, accompagnati da sfumature più pop, reggae – che sta subendo un
grosso rialzo ultimamente – RnB e tecno.
L’album ha un tema spaziale ed è composto da 14 canzoni che mettono in risalto la versatilità vocale e musicale di Doja. La prima traccia Woman si muove su un’atmosfera reggae fusa, diversa da quello per cui è solitamente conosciuta o riconosciuta; eppure, nel tipico stile di Doja, che è ancora in grado di fornire le sue solite battute argute, integrate da un ritornello orecchiabile.

In canzoni come Payday con Young Thug e I Don’t Do Drugs con Ariana
Grande
, Doja trasmette la nostalgia dei primi anni 2000 ma con molta innovazione moderna: il suono è
familiare ma fresco allo stesso tempo. Un’altra traccia di rilievo è Ain’t Shit, che potrebbe o meno riguardare Nas – che l’ha insultata in Ultra Black l’anno scorso, una mossa poco gradevole. Stessa
cosa però non si può dire della canzone che si muove elegantemente tra gli accordi del piano e il beat incalzante, nonostante il testo abbastanza arrabbiato.


Molti sono i riferimenti all’amore, al sesso e alle relazioni in generale, nonostante Doja sia riservata sulla sua vita personale. Consente agli ascoltatori di entrare in canzoni come Been Like This,
Alone e Love to Dream, dove sente di ammettere che il vero amore non le è
accessibile, a differenza di tutte le altre cose che vorrebbe.
Questi e altri momenti mostrano un lato diverso e più vulnerabile della rapper rispetto alle sue tipiche eccentricità esagerate.

Planet Her non ha salti, nemmeno i singoli usciti in precedenza. Mostra molti lati di Doja ma rimane
coeso: se non lo consumi nella sua interezza, ti perderai sicuramente la comprensione del suo mondo.
Un mondo vario e vasto, certo, un tema che non è più tanto innovativo e poetico ormai, dopo che sia Lady
Gaga
che i Coldplay -giusto per citarne alcuni – hanno creato concept album basati su un idilliaco mondo perfetto per loro, ma non è davvero importante questo, poiché ognuno di noi ha il suo mondo interiore e qualsiasi artista sente in dovere di comunicarlo.

E Doja lo fa a modo suo, e non in maniera unidimensionale.

Gabriele Romano

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