Juicy: “Mobile”

juicy mobile recensione

Dopo 2 EP di successo e dopo la loro intervista, qui su Music Voltage; è arrivato adesso il momento di
sentire come suona il nuovo strabiliante album delle Juicy, dal titolo Mobile.


Julia e Sasah sono due giovani musiciste belghe di bell’aspetto, ma soprattutto, di straordinaria bravura,
che vogliono differenziarsi dal classico stereotipo di cantante elettropop tutta fronzoli e ipersessualizzata.
Come? Tramite la musica ovviamente! I loro testi trattano temi psicologici, sociali e di crescita e le loro
strumentazioni sono così all’avanguardia e sperimentali, da far venire i brividi. Non dimenticano però le
origini della musica e di ciò che la compone.

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E la complessità dei loro testi si sente già dalla intro: Fall Asleep, una sorta di ninna nanna elettronica, in cui
le Juicy incitano lo spettatore a dormire e a seguire i propri sogni. Un piccolo testo che però non crea un
significato ambivalente, ma dal triplice significato! Uno: quello che dovrebbe guidare lo spettatore a
inseguire effettivamente i suoi sogni, l’altro: che inciti a svegliarsi e rendersi conto del reale problema che
lo circonda e il terzo, sembra suonare come se il duo stesse ripetendo le parole di una persona
manipolatrice, che vuole che la sua vittima dorma affinchè possa fare di lei ciò che vuole.


Si continua poi con la prima vera traccia: Youth. Decisamente più movimentata con un flauto elettronico
che accompagna un cantato rap trap, interpretato con maestria dal duo, che usa volontariamente
l’autotune per mischiarsi meglio con la base elettronica con tratti orientaleggianti, presenti soprattutto nel
ritornello. Una piacevole canzone, orecchiabile che parla di gioventù e diffonde spensieratezza e voglia di
ballare nelle orecchie di chi ascolta.


Piccoli vocalizzi e un violino pesante aprono le porte a Love When It’s Getting Back. Un brano che gioca
molto sulla concezione di psichedelico e ipnotico. Il brano, dalle sfumature più urban e dark rispetto alla
traccia precedente, ha una struttura vocale più semplice, articolata principalmente sui cori e sulle doppie
voci, lasciando più spazio alla volutamente confusionaria traccia strumentale.
Dopo un po’ inizia Late Night, e al diavolo i brani psichedelici – almeno per ora – diamoci dentro con del
sano pop-rap, accompagnato da urli adatti ad una perfetta canzone per una festa di Halloween. Anche i
piccoli dialoghi sparsi per il brano aiutano a capire meglio il tema del brano: il femminicidio e la violenza
domestica, tema purtroppo ancora presente nella nostra società. Il tutto raccontato con una sadica verve
allegra e spensierata nonostante le urla strazianti.


E cosa c’è di meglio di un bel pezzo rock che rompe gli schemi già imposti? Lasciamo allora che Bug In abbia
inizio. Un brano che ricorda i brani urderground- grunge degli anni 2000. C’è sempre questa aria di oscurità,
che riecheggia in tutto il pezzo, specialmente verso la fine, regalandoci un pezzo apparentemente semplice,
ma straordinariamente complesso nella sua composizione.
Si ritorna nelle sfumature rap, ma in questo caso con un’atmosfera più fiabesca in You Don’t Have To Know.
Un brano dal sottotitolo nuovamente psichedelico ma non percepibile sin da subito. Ricorda vagamente
qualche pezzo di Aurora, creando quella specie di destabilizzazione, come a creare una sorta di trip per lo
spettatore.


Quando parte Don’t Fall Asleep, penso che qualcosa sia andato storto e che il disco stia ricominciando da
capo, e invece è nient’altro che la seconda parte della prima traccia ascoltata. Contrariamente alla prima
però, questa ha una composizione musicale più complessa, seguita da un violino e un pianoforte che
creano l’atmosfera giusta per lo spettatore, che in questo caso NON deve dormire, ma tenersi sveglio,
altrimenti: “annegheranno i suoi sogni”.

E si continua con il singolo Treffles. Confuso, psichedelico, deciso: così è questo rap-trap dalle sfumature
urdergound e vagamente rock sulla base strumentale. Le Juicy adesso sono più arrabbiate e decise,
vogliono che lo spettatore ascolti attentamente le proprie parole che si ripetono nel brano come un
mantra, regalandoci un ottimo esempio di canzone girl power. Ottima la chitarra nel bridge.


Call Me sembra riprendere da dove la precedente traccia ci ha lasciati, ma riprende anche una
strumentazione simile a Youth, ma decisamente più aggressiva. Lo stile orientaleggiante prevale sulla
traccia che però resta coesa con l’album e presenta delle straordinarie venature tecno-psichedeliche
mentre si parla di concreti problemi sociali a mo’ di propaganda per rendere il mondo un posto migliore.
Ed è così che inizia Truth, un brano che tocca di nuovo il delicato tema del femminicidio, questa volta però
con uno schema più semplice: una simil-ballad, che inizia come una sessione acustica per esplodere nella
tecno tipica del gruppo nel ritornello, per poi ritornare nella seconda strofa. Autotune ridotto al minimo,
strumenti essenziali (soprattutto violino) e si riparte per una delle tracce più piene di significato di tutto il
disco.Lo stesso tema verrà poi trattato in Haunter, la prossima traccia.
La struttura di questo brano è simile, ma prende una direzione musicale diversa: più scura, più salata, meno
triste ma più rancorosa e spietata, con questi suoni cinematografici che rendono il pezzo ancora più
piacevole. Il brano ancora una volta resta volontariamente confuso, cercando di ipnotizzare lo spettatore
per poi risvegliarlo con il desiderio di bloccare il problema che ormai affligge tutti.

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E la propaganda Juicy non è ancora finita. Si cambiano le carte in tavola, si scende in piazza e si protesta al
suono di Common Future, un brano che incita alla disobbedienza civile e alla ribellione verso i dogmi sociali
e le ingiustizie della società odierna … E ce ne sono ancora un bel po’! Dovremmo davvero prendere
esempio da questo pezzo alternative urban ribellandoci a tutto ciò che attacca la nostra libertà e la serenità
di tutti!
Finisce poi il disco con una bellissima ballad apocalittica: Remains. I sintetizzatori e la voglia di urban
vengono meno lasciando lo spazio alla purezza di un piano e di un delicato violino, che non fanno altro che
accompagnare le stupende voci non processate delle due artiste, che si esibiscono in uno dei pezzi più belli
del disco, regalandoci per l’ultima volta (in questo disco) una preziosa perla che serviva a dare quel senso di
classe e di ordine in un album così caotico e rivoluzionario.

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Decisamente promosse le Juicy con questo loro progetto. Originali, visionarie, incisive e dagli spiccati sensi
di giustizia che vengono urlati ai giovani d’oggi, forse troppo educati a sottomettersi al volere dei più forti,
quasi a far dimenticare che il mondo è anche loro e si trova al di fuori dei loro smartphone!

Gabriele Romano

Correzione a cura di Valentina La Viola