Kirk Hammett: Portals | Recensione

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Kirk Hammett, membro e chitarrista dei Metallica ci sorprende con il suo EP “Portals”. A voi la recensione.

Chi non conosce i Metallica,una delle band heavy metal più famose al mondo, che dagli anni ’80 ad oggi ha infiammato i palchi di tutto il mondo.
Uno dei componenti e chitarrista della band è proprio Kirk Hammett, che prossimo a festeggiare i 60 anni, a novembre, ci regala il suo primo EP di debutto dal titolo Portals, edito da Warner.
Questo lavoro, totalmente strumentale, è composto da sole 4 tracce ed è anticipato dal singolo High Plains Drifter.

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Tutte le tracce sono state coprodotte dal direttore d’orchestra Edwin Outwater e la batteria è stata suonata da Jon Theodore e Abraham Laboriel, al basso Greg Fidelman e l’arrangiamento è stato opera di Blake Neely e Bob Rock.

La copertina di questo lavoro ritrae un mare di un blu intenso, visto dall’alto, ed al centro due passatoie fatte da sassi che si aprono al centro, come ad indicare un varco che ci introduce in questo nuovo mondo musicale.
Prima di iniziare a descrivere questo EP, vi ricordiamo che i Metallica toccheranno il nostro bel paese: il 19 giugno a Firenze, chissà, forse saremo fortunati e riusciremo a sentire qualche pezzo di questo lavoro da solista di Hammett. Ma partiamo subito!
La prima traccia si intitola Maiden And The Monster ed ha una durata di ben 7 minuti.

L’inizio è molto soft, con una chitarra quasi impercettibile, che ci accompagna per i primi 2 minuti ; in sottofondo suoni che richiamano il mare, come se ci trovassimo sott’acqua e sentissimo il suono della vita sotto le acque, in maniera ovattata.
I violini la fanno da padroni a metà pezzo, e la chitarra inizia a farsi sentire in modo prepotente , non la sentiamo più leggera ma è quasi “sconvolgente”. Ed ecco che finalmente parte la batteria: entra dentro come una lama tagliente e non fa pesare la lunghezza del brano, tanto che pensi : “ne vorrei ancora! “. Inizio col botto, c’è poco da fare, questo è Il rock di classe.

The Jinn è il secondo pezzo. QUI L’atmosfera È diversa , molto dark, batteria e chitarra, il violino sempre presente che dona un tono di solennità al brano; arriva un punto quasi di spegnimento del PEZZO, e poi, si riparte con una chitarra più cattiva di prima, una batteria incalzante ed un violino che quasi scompare nel tripudio di questi suoni metallici. Bad bad music, anche questo pezzo ci travolge.

High Plains Drifter è il pezzo che dura meno, nonostante i suoi 4 minuti e 46 secondi. Ci sentiamo rigettati nelle profondità marine, rilassante è ascoltare questo pezzo molto soft con un leggero “cantato” in sottofondo. Se potessimo definire questo brano, diremmo che è il pezzo più tranquillo dei 4. A tratti sembra la colonna sonora di una battaglia silenziosa che sta per iniziare. In effetti a metà pezzo il brano si stacca da questa tranquillità e diventa aggressivo, coadiuvato dall’ incessante batteria che batte nelle orecchie fino ad arrivare al cuore.

Ottima scelta aver estratto questo pezzo come singolo di lancio, l’essenza dell’ EP la trovate tutta in questo pezzo.

Chiudiamo con The Incantation, un pezzo da 8 minuti; potrebbe creare ansia, ma non vi fate condizionare!
Non abbiamo il tempo di capire cosa ci aspetta che subito parte una chitarra possente, che a tratti suona sola.

E’ a tratti è accompagnata dalla batteria, ma poi esplode accanto al violino che la accompagna in questo trip musicale.

Ci si sente quasi oppressi, come se stessimo cadendo negli abissi più profondi e non c’è nulla che può rallentare questa rovinosa discesa. Poi l’inaspettato: a metà brano parte un basso che calma il caos. Un attimo di respiro, ecco un approdo dove troviamo la. Quiete! Non è un posto sicuro, forse, ma siamo pronti a immergerci ancora in questo movimentatissimo suono che, infatti, riparte ancora una volta. Sconvolgente, bello, esaltante. Qui l’interpretazione musicale è magistrale, rimarrete a bocca aperta!
Non avete idea di quello che vi aspetta, amici musicologi!
Vi consigliamo questo EP.

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E’ un album a tutti gli effetti secondo noi ( sono poco più di 26 minuti di musica ), dove suoni e sensazioni, rock e silenzio, sacro e profano si mischiano in un connubio perfetto di professionalità e originalità.

Grande Kirk, ci hai aperto un “portale”!

Hai già ascoltato il nuovo album di Alessandro Fiori? Lo trovi qui.

Marco Gruttaglia

Un commento su “Kirk Hammett: Portals | Recensione

  1. Per me è un album orrendo! con un tocco insicuro… Con un plagio ai danni degli Iron Maiden (to tame a land)

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